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Medici in sciopero tra rinnovo del contratto e pensioni

Professione Redazione DottNet | 20/11/2018 19:18

Stop al lavoro il prossimo 23 novembre: contratto fermo da dieci anni. Disagi negli ospedali

Oltre 25 mila sono i medici pronti ad andare in pensione con la nuova riforma e circa 10 mila sono quelli che lavorano da anni con contratti precari. Problemi che, se non risolti, rischiano di far collassare la sanità pubblica.  In vista dello sciopero dei camici bianchi del 23 novembre, a ricordare i numeri dell'emergenza, è la Cosmed, sindacato che riunisce i medici e dirigenti della Pubblica Amministrazione. Secondo il Conto Economico dello Stato gli ultra 62enni possibili beneficiari della quota 100 per andare in pensione sono oltre 488.000 dipendenti pubblici, di cui 93.700 in sanità e oltre 25.000 di questi sono medici. E a questo si aggiunge il problema del precariato. Nella Pubblica Amministrazione, ci sono infatti 114.900 lavoratori con contratti atipici o a tempo determinato, di cui 35.700 in sanità e 9.600 medici.

"La tenuta del sistema, e in particolare della sanità pubblica dipende dalle assunzioni e dall'attuazione del turnover", denuncia il segretario Cosmed Roberto Cavallero, nel corso di una conferenza stampa ospitata presso la sede Empam, a Roma. Per questo la Cosmed ha proposto un emendamento alla Manovra presentato in Commissione Bilancio della Camera. "Il nostro emendamento -precisa - chiede di bandire concorsi laddove non ci sono graduatorie, e utilizzare graduatorie laddove disponibili. Nel pubblico impiego ci sono oltre 15.000 graduatorie valide, 36.000 vincitori di concorso non ancora assunti e 182.000 idonei. Un bacino di risorse professionali a cui attingere nel momento in cui i servizi pubblici rischiano il collasso, a causa del mancato ricambio generazionale e degli imminenti pensionamenti". Oltre alle assunzioni per garantire il diritto alla cura e il diritto a curare, al centro dello sciopero nazionale dei medici del 23 novembre, la rivendicazione di finanziamenti adeguati per il Fondo sanitario nazionale

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La rivendicazione di finanziamenti adeguati per il Fondo sanitario nazionale, assunzioni per garantire il diritto alla cura e il diritto a curare, il rinnovo del contratto nazionale di lavoro fermo da oltre 10 anni. Per queste ragioni, e non solo, venerdì prossimo, dunque,i camici bianchi del Servizio sanitario nazionale (Ssn) incroceranno le braccia per 24 ore e si asterranno dal lavoro medici, veterinari e dirigenti sanitari. Alla protesta aderiscono tutte le principali sigle sindacali di categoria, incluse le maggiori, Anaao e Fp Cgil Medici.  Nella giornata di sciopero nazionale sono decine le manifestazioni in programma in tutta Italia mentre a Roma le sigle sindacali hanno organizzato una conferenza stampa per dare voce alle proprie ragioni. I sindacati di categoria avevano inizialmente proclamato due giornate di sciopero ma la prima, prevista per il 9 novembre, è stata revocata a causa di problemi interpretativi delle norme che regolano il diradamento delle giornate di sciopero in sanità.

Per venerdì prossimo, però, la protesta è confermata e sono prevedibili disagi negli ospedali e per i cittadini anche se, come previsto per legge, "sarà garantita la continuità delle prestazioni indispensabili".   L'agitazione riguarderà, dunque, il personale appartenente alla dirigenza medica, veterinaria, sanitaria, professionale, tecnica ed amministrativa del Ssn. Varie le motivazioni alla base della protesta, a partire dall'insufficienza del finanziamento previsto per il Fondo sanitario Nazionale 2019, in relazione alla garanzia dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) ed agli investimenti nel patrimonio edilizio sanitario e tecnologico. Ma anche il mancato incremento delle risorse destinate alla assunzione del personale della dirigenza medica, veterinaria e sanitaria. Inoltre, l'esiguità delle risorse assegnate al finanziamento dei contratti di lavoro, i ritardi amministrativi nei processi di stabilizzazione del precariato del settore sanitario e il mancato finanziamento aggiuntivo per i contratti di formazione specialistica.

Allo sciopero parteciperanno anche gli specializzandi anestesisti, chiamati a raccolta dall'Associazione degli anestesisti e rianimatori (Aaroi-Emac): "Siamo convinti che le motivazioni alla base della protesta riguardino molto da vicino i medici in formazione - afferma Alessandro Vergallo, presidente nazionale Aaroi-Emac -.  Sia come futuri specialisti, sia come attuali specializzandi costretti, talvolta, a subire situazioni più volte denunciate dall'Associazione e che, in alcuni casi, sfociano in uno sfruttamento selvaggio al quale bisogna opporsi". Per questo, L'Aaroi-Emac invita gli specializzandi a rifiutarsi di sostituire gli specialisti aderenti alla protesta. A tal fine, in occasione dell'ultimo sciopero, fu inviata apposita segnalazione al ministro della Salute e al Comando dei Carabinieri per la Tutela della Salute.

   La protesta, quindi, entra nel vivo: non è stato, infatti, considerato sufficiente l'incontro che si è svolto mercoledì 14 Novembre con la presidente della commissione Affari Sociali Marialucia Lorefice. Dopo 10 anni dall'ultimo rinnovo contrattuale, conclude Vergallo, "non possiamo accontentarci di promesse che ad oggi, anche se fossero mantenute, resterebbero comunque insufficienti rispetto alle nostre richieste".

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